Paolo Alberti Pezzoli, imprenditore centese e vicepresidente di ANCE EMILIA Area Centro ha rilasciato un’intervista molto dura sull’attuale criticità dei crediti bloccati e delle imprese senza liquidità.
C’è un problema vero sul fronte del superbonus 110%: le imprese edili – e di conseguenza tutto il sistema dell’indotto – hanno gravi problemi ad incassare la liquidità del piano statale. II risultato è che i cantieri si stanno fermando o proseguono a ritmo ridotto tanto che ANCE EMILIA Area Centro, l’Associazione dei costruttori, denuncia che, entro Natale decine d’imprese anche a Ferrara getteranno la spugna «Da mesi non riceviamo i soldi dei crediti, subito un doppio intervento del governo. Stavolta siamo alla fine, se non interviene il governo per sbloccare i crediti fiscali del 110% entro Natale “saltano” davvero anche le nostre imprese, con tutte le conseguenze sui dipendenti, i committenti e l’intera economia».
La situazione da lui descritta è di una cinquantina di aziende ferraresi solo della nostra Associazione, senza contare gli artigiani, e di centinaia di cantieri «fermi completamente, sono almeno la metà del totale, o che stanno andando avanti volutamente a rilento, perché ormai da inizio anno non vengono più liquidati i crediti fiscali previsti dalla normativa: le aziende come la mia, che è strutturata di una ventina di dipendenti, è andata avanti per mesi indebitandosi per non bloccare i lavori, ma appunto abbiamo esaurito i margini. E c’è chi ha già messo mano alla Cassa integrazione».
Secondo i calcoli di ANCE, dei 500 milioni di euro di crediti bloccati nel bacino estense-felsineo, circa 120 riguardano la provincia di Ferrara, con un impatto occupazionale diretto su almeno 300 addetti, ai quali vanno aggiunti l’indotto e appunto le aziende artigiane. Siamo arrivati a questa situazione da quando Poste Italiane «Da un giorno all’altro, già a gennaio 2022 ha troncato questa attività nei confronti delle aziende, mantenendo un mimino di operatività solo per i privati – spiega Alberti Pezzoli – così le imprese hanno iniziato a cercare cessionari tra aziende come Eni e Enel, dal cassetto fiscale molto consistente, oltre che dalle banche. Anche questo filone però si è esaurito in fretta, e anzi molte imprese hanno visto interrompere i pagamenti di contratti di cessione già firmati».
A causare queste criticità, sottolineano all’ANCE EMILIA Area Centro, sono due fattori concomitanti: la situazione normativa poco chiara, che ha messo con il passare dei mesi in discussione il principio che il cessionario non fosse responsabile del credito (cioè il valore della garanzia statale anche in fase di esaurimento fondi dedicati); e la capienza fiscale dei cessionari, che si è saturata forse più rapidamente del previsto. Gli appelli da parte d’imprenditori, sindacati e associazioni dei consumatori non sono mancati, ma i provvedimenti messi in campo finora dal governo sono risultati «insufficienti, o meglio inutili – è la bocciatura di Alberti Pezzoli – L’estensione da 4 a 10 anni, i fondi congelati dai cessionari in provincia superano i 100 milioni di euro del periodo di recupero del credito, che doveva svuotare i cassetti fiscali dei cessionari, si è scontrato con l’indisponibilità da parte delle banche di allungare l’investimento programmato, e tutto è rimasto fermo».
Abi e imprese edili hanno fatto controproposte al governo, come la possibilità da parte delle banche di utilizzare i crediti fiscali per gli F24 dei clienti, e la richiesta di rientro nel mercato dei cessionari di Poste e Cdp. Senza risposte rapide in questa direzione, ribadisce Alberti Pezzoli, «anche i cantieri rimasti aperti si fermeranno: oltre agli impatti produttivi e occupazionali, questo significa che i condomini resteranno con i lavori a metà, o peggio, poiché il bonus è vincolato alla conclusione dei lavori, con la prospettiva di restituirei soldi già incassati».
L’intervista completa in allegato.
FONTE: LA NUOVA FERRARA