Il Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha annunciato che il nuovo Codice degli appalti (in allegato) arriverà venerdì in Consiglio dei Ministri per la prima approvazione.
Il governo rispetta i tempi che si è dato per arrivare puntuale, dopo la conclusione del complesso iter, alla scadenza del 31 marzo imposta dal PNRR.
Ieri il Consiglio di Stato ha pubblicato sul proprio sito la versione definitiva dello schema di Codice che aveva consegnato in una prima versione a Palazzo Chigi il 7 dicembre scorso.
Il Codice si struttura di una relazione introduttiva, che è stata scritta come un «manuale d’uso» per chi dovrà applicare il Codice; il testo a fronte che evidenzia come, per un numero di articoli identico a quello del vecchio Codice, vi è un 30% di parole in meno; soprattutto ci sono i 35 allegati che renderanno «autoesecutivo» il Codice, mettendo in ordine e sostituendo una massa enorme di atti attuativi presenti nella disciplina a vario titolo: una pulizia che cancella 47 annessi delle direttive europee, 25 allegati al Codice del 2016, 17 linee guide dell’ANAC e 15 regolamenti ancora vigenti.
Sono state recuperate diverse norme che non c’erano nella prima versione: torna l’archeologia preventiva, l’art. 57 i Criteri Ambientali Minimi ( CAM), le clausole sociali e lo scorporo del costo del lavoro dal massimo ribasso (art. 41).
Si dà anche una più chiara definizione dei contratti in corso, con una norma transitoria inserita all’art. 207. A proposito di fase transitoria e avvio della fase di attuazione, una delle novità più interessanti per aiutare l’effettivo funzionamento della riforma è l’help desk di cui dovrà dotarsi la cabina di regia sul Codice dipendente da Palazzo Chigi: curerà le FAQ e le Best Practices, sarà dotato di una sorta di call center, risponderà alle richieste di chi deve applicare il nuovo Codice.
Resta l’art.60 sulla revisione prezzi, una delle grandi novità del Codice appalti, ma si fa ora un riferimento diretto a «indici sintetici della variazione dei prezzi» approvati dall’Istat. Su evidente interlocuzione con l’Associazione Nazionale dei Comuni (ANCI), il testo finale del Consiglio di Stato alza anche da 150mila a 500mila di euro la soglia sotto la quale i comuni potranno continuare ad affidare contratti di lavori pur in assenza della qualificazione di stazione appaltante.
Due questioni di cui si era parlato nei giorni scorsi ma che non sono entrate nel testo (restano però evidentemente all’esame del governo che potrebbe inserirle nell’articolato per il Consiglio dei ministri) sono una maggiore possibilità di utilizzare gli appalti integrati e una sorta di periodo transitorio per la gestione delle concessioni, anche facendo ricorso a proroghe. Fuori del Codice restano sempre le altre tre grandi priorità dettate dal PNRR per gli appalti: digitalizzazione, qualificazione delle stazioni appaltanti e formazione del personale degli enti pubblici.
Le quattro sezioni del nuovo Codice e l’articolo completo sono disponibili in allegato.
FONTE: Il Sole 24 Ore