Bankitalia ha diffuso le nuove previsioni 2024-2026 che evidenziano un forte ridimensionamento dell’inflazione nel 2024 (da 1,9% a 1,3%), una sostanziale conferma delle previsioni del PIL nel triennio e un drastico taglio agli investimenti in costruzioni di 4,2 punti sulla variazione percentuale nel 2025 (da +1,7% a -2,5%) e di 2,5 punti sulla variazione 2026 (da +1,7% a -0,8%).
Per l’anno in corso, l’unico valore modificato sostanzialmente è dell’inflazione, che si fermerà all’1,3% quest’anno contro l’1,9% della previsione dello scorso dicembre. Per il lavoro, si stima una crescita dell’1% delle ore lavorate (contro il +0,3% precedente) e così per gli investimenti in beni strumentali (+2,1% anziché -0,9%), mentre gli investimenti in costruzioni e il PIL resteranno entrambi inchiodati a +0,6% come già previsto a dicembre.
Nel 2025 gli investimenti in costruzioni avrà una caduta di 2,5 punti percentuali e non l’incremento di 1,7 punti previsto a dicembre: fa una correzione di previsione di 4,2 punti percentuali cui si aggiungono i 2,5 punti di correzione, sempre al ribasso, del 2026, quando si prevede un -0,8% contro la previsione di dicembre che pure era attesta a +1,7%. Per altro, aggiunge la nota di Bankitalia, “il progressivo ridimensionamento degli incentivi alla riqualificazione delle abitazioni potrebbe tradursi in una correzione dell’attività nel comparto edilizio più marcata di quanto previsto”.
Negli anni del boom del Superbonus e delle costruzioni avremmo potuto immaginare un impatto molto forte di questa contrazione degli investimenti in costruzioni sul PIL che, invece, nelle previsioni di Via Nazionale, quasi non si muove: +1,0% anziché +1,1% nel 2025, +1,2% anziché +1,1% nel 2026.
Secondo Bankitalia, la caduta del comparto delle costruzioni sarà compensata dalla ripresa del reddito disponibile e della domanda estera. Gli effetti positivi di ipotesi più favorevoli su prezzi delle materie prime e tassi di interesse sarebbero in larga parte compensati dal più accentuato rallentamento dell’attività nel comparto edilizio conseguente alla progressiva rimodulazione degli incentivi alla riqualificazione energetica degli immobili.
Dai numeri, però, queste compensazioni dalla domanda estera non si vedono: le esportazioni totali erano +3,0% nel 2025 e +3,2% nel 2026 nelle previsioni di dicembre e sono rispettivamente +2,9% e +3,1% in quelle aggiornate a oggi. Per i consumi variazioni di un decimale, mentre l’impennata per il 2025 ci sarebbe negli investimenti in beni strumentali, la cui previsione cresce da +1,3% a +2,6% (ma nel 2026 si riduce da +2,0% a +1,3%).
Gli investimenti rallenterebbero marcatamente, frenati dal rialzo dei costi di finanziamento e da condizioni più rigide di accesso al credito, oltre che, per l’edilizia, dal ridimensionamento degli incentivi alla riqualificazione delle abitazioni.
I numeri del Superbonus hanno bisogno ancora di qualche tempo per arrivare al loro assetto finale. Da lì, al termine dell’analisi condotta dall’amministrazione finanziaria sulle centinaia di migliaia di comunicazioni sugli sconti in fattura e le cessioni dei crediti 2023 arrivate entro la mezzanotte di giovedì, si misurerà l’eredità lasciata dai crediti d’imposta sul debito di questo e dei prossimi anni.
In allegato, l’articolo del Sole 24 Ore con il focus sulla nostra filiera.