Il Vicepresidente Stefano Betti è stato intervistato dal Resto del Carlino, in data 16 marzo 2023, sul tema delle nuove direttive UE sulle case green che impongono, con una rigida tempistica, l’efficientamento energetico del patrimonio residenziale e degli edifici pubblici.
«Noi ovviamente siamo favorevoli al provvedimento. La direzione del risparmio energetico è ineludibile. Dall’altro lato, bisogna essere consapevoli che sono performance importanti quelle richieste (transitare in classe E entro il 2030 e in classe D entro il 2033 per gli edifici residenziali, date anticipate per quelli pubblici rispettivamente al 2027 e al 2030), le quali però necessitano di adeguate coperture economiche e finanziarie, perché – i bonus attuali ce lo insegnano – gratis non si fa nulla. Un progetto così ambizioso richiede necessarie coperture».
I tempi per adeguare gli edifici «sono estremamente stretti, ma qualora si partisse immediatamente ancora fattibili. Stiamo parlando di intervenire da qui al 2033 grosso modo su 1.800.000 edifici, cioè circa 180.000 edifici all’anno che più o meno è la produzione attuale che si fa col Superbonus. Quindi, qualora si continuasse con questo ritmo e si avessero le coperture finanziarie adeguate la potenzialità esecutiva del sistema esiste».
«Il sistema delle imprese è attrezzato ed è in grado di poter raggiungere le prestazioni richieste sia riguardo agli edifici di nuova costruzione, che dovranno essere di tipo ZEB (Zero Energy Building), sia riguardo a quelli da ristrutturare e adeguare attraverso metodologie che abbiamo sperimentato con successo al tempo dei bonus, ma senza incentivi questi obiettivi non sono raggiungibili. Teniamo conto che prima dell’ingresso dei nuovi superbonus (sconti in fattura, cessione del credito di imposta) coi bonus a 50% e 65% si facevano circa 3.000 interventi all’anno scarsi in Italia. In conseguenza di questo dato vorrebbe dire che per raggiungere quello che l’Europa ci chiede oggi ci vorrebbero 630 anni. È chiaro che occorre mettere a punto un sistema, anche se non sarà il 110%, che sia sostenibile per il debito pubblico, ma allo stesso tempo sia in grado di aiutare i cittadini. Poi, bisogna intervenire in maniera settorializzata, abbandonare il tema delle seconde case, abbandonare il tema delle classi più performanti, dalla C in avanti, intervenendo con adeguati sostegni. Senza sostegno è una spesa che non si può pensare possa ricadere sui cittadini, soprattutto sui meno abbienti ¡n sostituzione dei quali deve intervenire lo Stato per non bloccare l’adeguamento dei condomini».
In allegato, l’intervista completa del Resto del Carlino.