Indagine CRESME: quanto vale il settore delle Costruzioni per l’economia italiana?

In un articolo del giornale “CRESME Daily” del 10 gennaio 2023, viene posta l’attenzione sul tema del valore delle Costruzioni nell’ambito nell’economia italiana e di come questo possa essere quantificato, partendo dall’elaborazione del Prodotto Interno Lordo, risultato finale dell’attività di produzione delle unità produttrici residenti che può essere misurato dal lato della produzione, dal lato della spesa e anche dal lato dei redditi.

Nel 2022, il PIL italiano stimato dall’ISTAT, è pari 1.946,479 miliardi di euro (valori correnti, dati grezzi a prezzi base).

La principale voce che concorre alla determinazione del PIL (insieme all’ IVA, alle imposte indirette nette sui prodotti e alle imposte sulle importazioni) è la stima del valore aggiunto (dato dalla sottrazione dal valore della produzione dei costi intermedi) delle Costruzioni: nel 2022 il valore aggiunto delle costruzioni stimato dall’ISTAT è pari a 94,170 miliardi di euro, il 5,4% del valore aggiunto totale, anche se i dati forniti dalla Contabilità nazionale non esprimono la quota parte di IVA, imposte indirette nette sui prodotti e imposte sulle importazioni afferenti al settore delle costruzioni. Questa è la principale rappresentazione del peso economico del settore delle costruzioni in Italia che viene utilizzata.

Tuttavia, lo studio svolto da ANCE e ISTAT sulle tavole intersettoriali del 2014 mostra che il settore delle costruzioni acquistava prodotti o servizi da 31 settori economici su 36, e che solo il 2,6% degli acquisti era importato, perciò, per misurare l’impatto sul sistema economico nazionale delle costruzioni attraverso il valore aggiunto dovremmo misurare l’impatto determinato dall’attività delle costruzioni sul valore aggiunto degli altri settori economici.

Detto questo, il valore aggiunto delle costruzioni nel 2022, pari a 94,17 miliardi per la branca delle costruzioni, dovrebbe essere incrementato di 62,3 miliardi di euro, misura del valore aggiunto attivato grazie alle costruzioni dalle altre attività. Si giungerebbe così a un totale di 156,98 miliardi, passando dal 5,4% del valore aggiunto nazionale al 9%. Ma CRESME ricorre anche ad un’altra modalità di stima.

L’analisi del PIL dal lato della Spesa ci consente di leggere come l’ISTAT scompone il PIL nelle voci dei Consumi, degli Investimenti, delle Esportazioni, delle Importazioni e della Variazione delle Scorte. All’interno della voce “investimenti” in costruzioni, la stima nel 2022 è pari a 219,291 miliardi di euro, che sono pari all’11,3% del PIL 2022.

L’attività di manutenzione ordinaria, invece, non rientra nella tipologia di prodotto che viene utilizzata nei processi produttivi per un periodo superiore ad un anno: infatti mentre le spese di manutenzione straordinaria, essendo volte ad incrementare la vita utile o la produttività dell’immobilizzazione, sono costi di natura pluriennale che possono essere capitalizzati e cioè iscritti ad incremento del valore del bene, le manutenzioni ordinarie, finalizzate a mantenere in efficienza le immobilizzazioni tecniche e gli interventi di riparazione, eseguiti per riparare guasti e rotture, rappresentano costi di esercizio. Secondo le stime del CRESME questo tipo di attività che riguarda l’edilizia residenziale, l’edilizia non residenziale e le opere del genio civile ha un valore pari a 49,5 miliardi di euro. Se questa stima è valida, una parte importante delle costruzioni non ricade negli investimenti ma nei consumi di famiglie, imprese e settore pubblico. Così l’attività delle costruzioni sommando investimenti e manutenzione ordinaria salirebbe a 268,8 miliardi di euro, pari al 13,8% del PIL 2022. Un settimo del PIL italiano dipende dalle costruzioni.

Strettamente legato al settore delle costruzioni è il mercato immobiliare, il cui valore aggiunto nel 2022 è stimato dall’ISTAT in 226 miliardi di euro (al netto di IVA e imposte dirette).  L’analisi svolta nel XXXIV Rapporto Congiunturale CRESME sui fitti imputati e la crescita economica mostra come questi incidano per il 67% sulla determinazione del valore aggiunto immobiliare; se applichiamo questa percentuale ai 226 miliardi del 2022, otteniamo che 151 miliardi sono i fitti imputati e 75 miliardi il valore aggiunto delle compravendite immobiliari.

In ogni caso se si sommano investimenti in costruzioni+ manutenzione ordinaria+ valore aggiunto immobiliare si raggiunge il valore di 494,8 miliardi di euro, il 25,4% del PIL del Paese.  Un quarto dell’economia italiana dipende dal mondo dell’ambiente costruito.



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