L’ENEA, nell’ambito progetto RIPARA, ha intercettato nuove tecnologie che renderanno gli edifici idonei a resistere a oltre due volte le accelerazioni del sisma del 2016.
Nella prima fase del progetto, i ricercatori hanno utilizzato elementi in pietra prelevati dalle macerie di edifici crollati a seguito del terremoto del 2016 per replicare murature tipiche delle costruzioni storiche dei borghi dell’Italia centrale, sia per tessitura muraria, sia per le caratteristiche della malta.
Il prototipo di muro, senza rinforzi, è stato poi testato sulle tavole vibranti del Centro Ricerche ENEA dove sono state riprodotte le stesse scosse del terremoto dell’Italia Centrale del 2016 e del 2017.
Successivamente i muri sono stati riparati e rinforzati con due soluzioni innovative sviluppate nell’ambito del progetto:
- piccoli capo-chiavi integrati nella muratura facciavista hanno garantire il corretto “tiro” e trattenimento delle pareti;
- dei nastri metallici sono stati applicati tra la malta e le pietre, totalmente invisibili dall’esterno.
Entrambe le soluzioni sono state integrate con l’inserimento di un innovativo sistema di monitoraggio basato su sensori in fibra ottica, realizzato e installato da ENEA e Università degli Studi di Roma Tre, per tenere sotto controllo i nastri in acciaio e quindi lo ‘stato di salute’ strutturale dell’edificio.
L’analisi dei risultati ottenuti dalle due configurazioni ha fatto emergere l’efficacia della nuova soluzione antisismica, confermando che questa può essere la strada da intraprendere per rafforzare le costruzioni storiche in pietra dell’Italia centrale, coniugando la sicurezza e la conservazione delle antiche case in pietra.
FONTE: ENEA