La scorsa settimana, si è tenuta l’Audizione ANCE nell’ambito dell’esame, in seconda lettura del Disegno di Legge recante “Disposizioni di interpretazione autentica in materia urbanistica ed edilizia (DDL 1309/S)“, presso la Commissione Ambiente del Senato, nel quale sono intervenute la Presidente di ANCE Nazionale, Federica Brancaccio, e la Presidente di Assimprendil ANCE, Regina De Albertis (link alla registrazione).
La Presidente Brancaccio ha espresso la condivisione di ANCE sulla Proposta di Legge in oggetto, auspicando però una revisione complessiva e un ammodernamento dell’intero sistema regolatorio delle Costruzioni, più rispondente alle esigenze di una società moderna. Rispetto al testo originario, presentato alla Camera, la Proposta di legge affronta e risolve con l’interpretazione autentica, ciò che si era venuto a creare con le Leggi regionali e i Piani regolatori comunali.
La nuova impostazione della Proposta di Legge, con la previsione di norme di interpretazione autentica così come attualmente formulata, risulta adatta per risolvere le problematiche in corso nella Città di Milano, dove, nei mesi scorsi, la Procura di Milano ha posto sotto sequestro per presunti abusi edilizi circa 150 cantieri. Vista in ampio raggio, il DdL potrebbe risolvere la situazione di incertezza venutasi a creare nel corso degli ultimi mesi sull’interpretazione di alcune regole urbanistiche e edilizie nazionali che sta determinando effetti fortemente negativi in tutto il Paese e rischia di provocare una battuta d’arresto delle già timide politiche di rigenerazione delle città in Italia.
L’ANCE auspica di arrivare al più presto all’approvazione di una normativa sulla rigenerazione urbana e di una revisione del Testo Unico Edilizia che, in linea con lo spirito della proposta in esame al Senato, permettano di dare regole funzionali per la rigenerazione delle nostre città. Oggi, nonostante la società e il sistema economico siano profondamente cambiati, le norme statali in materia sono risalenti nel tempo (Legge 1150/1942, DM 1444/1968 ma anche Dpr 380/2001) e rispondono alla necessità di regolare l’espansione delle città, garantendo un ordinato e equilibrato sviluppo orizzontale di esse. Nel frattempo, le Regioni, in virtù della competenza acquisita in materia urbanistica a partire dagli anni ’70 e rafforzata con la riforma costituzionale del 2001, si sono dotate di leggi regionali dal carattere innovativo, generando spesso contraddizioni e difficoltà operative rispetto alle previsioni nazionali.
Le Regioni, infatti, nell’esercizio di tale potestà, anche attraverso la delega ai Comuni e ai rispettivi Piani regolatori, negli ultimi decenni, hanno dettato norme puntuali in tema di governo del territorio, gestendo realtà cittadine e territoriali aventi caratteristiche del tutto diverse da quelle esistenti all’epoca della introduzione della normativa.
Con riferimento, in particolare, alla non obbligatorietà del Piano attuativo, la Proposta di Legge ne conferma l’esclusione in tutti i casi in cui l’edificazione avvenga in ambiti edificati e urbanizzati. Tra l’altro è evidente che è sempre rimesso al Comune, nell’ambito del proprio potere pianificatorio, prevedere i casi in cui imporre o meno lo strumento della pianificazione attuativa, competendo solo a questo organo la scelta delle specifiche regole di sviluppo del territorio di propria competenza, così come il rispetto degli standard urbanistici della zona su cui avviene l’intervento edilizio. Il provvedimento interviene positivamente anche sulla definizione di ristrutturazione edilizia mediante demolizione e ricostruzione.
Per l’approfondimento sulla tematica, rimandiamo al documento presentato in sede di Audizione, disponibile in allegato.