Cresme (Centro di Ricerche Economiche, Sociologiche e di Mercato per l’Edilizia) ha svolto una ricerca per Ance Roma-Acer, l’Associazione dei Costruttori romani, che ha dato come esito che gli investimenti in Superbonus hanno dato un contributo del 22% all’intera crescita del Pil nel 2022. Vale a dire: più di un quinto della crescita di quest’anno va attribuito al Superbonus.
Nel 2022 gli investimenti asseverati in Superbonus (quindi ammessi al finanziamento) sono stati pari a 47 miliardi, mentre quelli realizzati sono stati pari a 37,7 miliardi, derivanti dalla somma del 70% degli interventi asseverati nel 2022 (32,9 miliardi) e da un 30% residuo degli interventi asseverati nel 2021 (4,8 miliardi). Il dato più rilevante, economicamente e politicamente, è appunto che rispetto agli investimenti realizzati in Superbonus nel 2021 (11,5 miliardi), l’incremento registrato nel 2022 è pari a 26,6 miliardi.
L’altro aspetto che rileva il Cresme è che gli investimenti in Superbonus «hanno generato il 22% della crescita dell’economia italiana e hanno lasciato al 2023 14 miliardi di euro di contributo alla crescita».
La corposa ricerca del Cresme per Acer valuta numerosi altri aspetti dell’impatto del Superbonus: risparmio energetico e la riduzione di emissioni di Co2 da un lato e l’impatto sui conti pubblici dall’altro, senza trascurare l’impatto sull’occupazione – strettamente collegato a quella sul Pil – che il Cresme valuta complessivamente per il 2022 in 587.222 occupati di cui 311.098 direttamente nell’attività di riqualificazione edilizia.
Il Presidente di Ance Roma-Acer, Antonio Ciucci, si sofferma anche sugli aspetti ambientali dell’impatto prodotto dal Superbonus, ponendo il tema delle politiche per la sostenibilità del patrimonio edilizio: «Dal nostro studio emerge quanto il Superbonus 110% sia stata una misura fondamentale: non solo per l’impatto sul sistema economico e sul Pil, ma anche per il raggiungimento dell’obiettivo della decarbonizzazione e sul fronte del risparmio energetico. Sono dati che invitano a riflettere sull’utilità di questa misura. Una sua rimodulazione, considerando anche il contributo dato alla crescita economica degli ultimi due anni deve necessariamente salvaguardare gli obiettivi dell’Agenda per il Clima, affinché si dia impulso e incentivazione alla sostenibilità dell’intero patrimonio edilizio».
FONTE: IL SOLE 24 ORE