
Lunedì 10 marzo 2025 sono stati presentati i risultati dell’indagine congiunturale sull’industria per l’anno 2024, realizzata da Unioncamere Emilia-Romagna, in collaborazione con Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.
L’indagine di Confindustria Emilia-Romagna registra un andamento molto cauto di aspettative da parte dell’industria. Il clima è di moderato ottimismo nelle imprese di medio-grandi dimensioni, mentre quelle piccole mostrano maggiore difficoltà. La produzione è attesa in aumento dal 30% degli imprenditori, con un saldo positivo tra ottimisti e pessimisti di quasi 14 punti. Il 32% delle imprese prevede ordini totali in aumento. Più misurate le attese circa gli ordini esteri, attesi in crescita solo dal 25% degli imprenditori. Un’azienda su quattro prevede nel semestre in corso un aumento dell’occupazione e il 70% una situazione stazionaria.
Circa la dimensione d’impresa, si evidenzia una forte differenza tra piccole e medio-grandi aziende, con prospettive meno favorevoli da parte di quelle di minori dimensioni. Il 58% delle piccole imprese si attende un andamento stazionario della produzione, con un saldo negativo tra ottimisti e pessimisti pari a -1 punto. Più orientate all’ottimismo le imprese di medio-grandi dimensioni: il 49% delle grandi aziende si attende un aumento della produzione, il 36% un aumento degli ordini e il 26% di quelli esteri, mentre il 25% delle aziende di medie dimensioni prevede un incremento della produzione, il 27% degli ordini e il 17% di quelli dall’estero.
Rispetto ai settori merceologici, le previsioni sono positive per produzione e ordini nei settori, legno, carta/stampa e, in minore misura, chimica/farmaceutica e meccanica. Aspettative negative nei settori metallurgia, macchine elettroniche e automotive.
In generale le prospettive per i prossimi mesi sono fortemente condizionate dalle incertezze e dalle dinamiche geopolitiche, a partire dal rischio dei dazi, e da fattori comuni nell’area euro come la debolezza della domanda internazionale, la recessione dell’industria dovuta al calo della domanda dei beni durevoli, con la crisi di settori strategici come l’automotive, e l’aumento dei costi dell’energia.
Secondo i dati della Congiuntura Industriale di Unioncamere ER, la recessione dell’attività industriale in Regione, iniziata nella primavera 2023, si è decisamente aggravata dall’inizio del 2024 e ha trovato nuova conferma nell’autunno dello scorso anno quando il volume della produzione è sceso del 3,2% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. La recessione ha interessato quasi tutti i settori considerati dall’indagine: hanno pesato i risultati negativi dell’industria metallurgica e delle lavorazioni metalliche, ovvero del grande sistema della subfornitura regionale, che sono stati di gran lunga i peggiori.
Il processo di concentrazione aziendale è in corso da lungo tempo anche nell’industria e, secondo i dati del Registro delle Imprese, nell’ultimo anno ha prodotto un saldo delle dichiarazioni delle imprese registrate (dato da iscrizioni, cessazioni dichiarate e variazioni di attività) leggermente negativo (-437 imprese -0,95%). L’intensità del processo è andata leggermente acuendosi rispetto ai due anni precedenti, ma senza avvicinare l’intensità che aveva assunto negli anni fino al 2020.
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-> Per lo “Scenario macroeconomico per le imprese dell’Emilia Romagna” di Intesa San Paolo, cliccare qui.