Caro energia: cantieri Pnrr a rischio. ANCE stima un ulteriore aumento dei costi del 35% rispetto a prezzari più aggiornati.

L’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili, la prima a procedere con la stima di questo impatto, ha quantificato il «maggior costo stimabile» dei rincari energetici in corso «in circa il 35% rispetto a quanto previsto, solo pochi mesi fa, sulla base dei prezzari più aggiornati». Dopo l’ondata di aumenti dei materiali per l’edilizia che aveva provocato la tempestiva risposta del governo – con lo stanziamento di 10 miliardi per far fronte alle compensazioni – e delle stazioni appaltanti – con l’aggiornamento dei prezzari e dei quadri delle opere – ora arriva sui cantieri in corso e sui progetti pronti per le gare il nuovo tsunami dalla crisi energetica. Per i cantieri degli enti locali in corso le richieste di compensazioni andavano mandate entro il 31 agosto, ma non si ha nessuna notizia sul fatto che sia stato fatto massicciamente. Il Dpcm che definisce la procedura per compensare i costi delle nuove opere non è stato ancora pubblicato in Gazzetta ufficiale: la presentazione delle istanze, che nelle prime bozze doveva essere fatta entro il 31 agosto, ora slitta al 5-6 ottobre (se la pubblicazione sarà fra oggi e domani).

A differenza della prima ondata, per altro, oggi l’impatto non è tanto sui cantieri da avviare ma sui cantieri in corso, con un fronte gestionale complesso, dalla possibile sospensione lavori alle decisioni dei Rup alle possibili penalità.

Lo studio dell’ANCE stima tiene conto di due impatti: quello diretto dei maggiori costi energetici sui cantieri e quello dei maggiori costi energetici sulla produzione dei materiali con conseguente maggior costo dei materiali impiegati. Sul primo versante – l’incidenza diretta del costo dell’energia sulle lavorazioni edili – l’ANCE rileva che «negli ultimi mesi la componente energetica della bolletta risulta aumentata, rispetto alla media 2020, di oltre dieci volte (+1.230%)». L’associazione osserva anche che l’incidenza del costo energetico oscilla molto da lavorazione a lavorazione, con minimi dell’1% e massimi del 10% e una media stimata intorno al 3%.

L’impatto più forte arriva dalle conseguenze che gli incrementi energetici stanno avendo sul prezzo dei prodotti impiegati: le rilevazioni Ance-Prometeia evidenziano che «negli ultimi sette mesi, l’acciaio impiegato nel calcestruzzo è aumentato del 55%, il PVC del 43% e il bitume del 49 per cento». Il rincaro dei materiali potrebbe determinare l’interruzione delle filiere produttive, come già accaduto al termine del 2020. In questo caso il problema non sarebbe più solo di rincari ma diventerebbe di difficile reperibilità dei materiali sul mercato. «L’insieme dei due effetti, quello della componente energetica diretta e quello dei prodotti utilizzati, determina – conclude il rapporto ANCE – un maggior costo stimabile in circa il 35% rispetto a previsto, solo pochi mesi fa, sulla base dei prezzari più aggiornati. Rispetto a tali ulteriori aumenti, gli appaltatori si trovano in gravi difficoltà finanziarie».

 

Fonte: ANCE



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