Banca d’Italia, aggiornati i dati sulle “Proiezioni macroeconomiche per l’Italia” – dicembre 2024

Le “Proiezioni macroeconomiche per l’Italia” vengono rese note nei mesi di aprile, giugno, ottobre e dicembre, sul sito della Banca d’Italia.

Quelle di fine anno, sono parte delle proiezioni macroeconomiche per il complesso dell’area dell’Euro, formulate dagli esperti delle Banche centrali nazionali dell’Eurosistema, sulla base di ipotesi comuni e in collaborazione con gli esperti della Banca Centrale Europea.

La Nota di dicembre traccia uno scenario caratterizzato da crescita economica moderata, inflazione contenuta e un mercato del lavoro stabile, pur in un contesto di elevata incertezza internazionale.

Per il 2024, si prevede un aumento del PIL dello 0,5%, con un’accelerazione verso l’1% annuo nel triennio successivo, sostenuta dal consolidamento dei consumi interni e dalla ripresa delle esportazioni. Gli investimenti saranno influenzati dalla riduzione degli incentivi all’edilizia residenziale, ma beneficeranno dei progetti legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e del graduale calo dei costi di finanziamento.

L’inflazione si manterrebbe contenuta, attestandosi all’1,1% nel 2024, all’1,5% nei due anni successivi e al 2% nel 2027. Questo rialzo sarebbe principalmente attribuibile alla diminuzione dell’impatto negativo dei prezzi energetici e, nel 2027, agli effetti temporanei dell’introduzione della normativa ETS2 sull’emission trading. L’inflazione di fondo scenderebbe dal 2,2% del 2023 a poco piĂč dell’1,5% nel triennio 2025-2027, con le pressioni derivanti dal costo del lavoro largamente compensate dai margini di profitto delle imprese.

L’occupazione continuerà a crescere, anche se a ritmi inferiori rispetto al prodotto. Il tasso di disoccupazione, attualmente al 6,1%, rimarrà stabile fino al 2027, garantendo una relativa solidità del mercato del lavoro.

Le previsioni sono condizionate da fattori di rischio significativi, legati alle tensioni geopolitiche e a un possibile inasprimento delle politiche protezionistiche internazionali, che potrebbero penalizzare le esportazioni e la fiducia di famiglie e imprese. D’altro canto, un eventuale calo prolungato della domanda potrebbe incidere negativamente su salari, margini di profitto e prezzi, influenzando l’andamento generale dell’economia.



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