Audizione ANCE sul DL Salva Casa, Stefano Betti: “Bene il Decreto ma serve disciplina organica”

Si è svolta ieri, 12 giugno 2024, l’Audizione ANCE (link alla registrazione), presieduta dal Vice Presidente ANCE Edilizia e Territorio, Stefano Betti, presso la Commissione Ambiente della Camera, nell’ambito dell’esame del DL 69/2024 “Disposizioni urgenti in materia di semplificazione edilizia e urbanistica”, c.d. “DL Salva Casa”.

Riportiamo, di seguito, gli argomenti trattati durante l’Audizione della nostra Associazione Nazionale:

  1. Modifiche relative al “Testo Unico Edilizia”: si tratta di un provvedimento che per la prima volta cerca di mettere a sistema le diverse problematiche riscontrate nel tempo e che in passato hanno trovato delle soluzioni “straordinarie” (es. CILAS Superbonus).

L’ ANCE valuta positivamente questo Decreto Legge che rappresenta un intervento di buonsenso per creare le premesse per l’avvio di ampi processi di adeguamento del patrimonio edilizio esistente ai nuovi standard tecnici, tecnologici e in ultimo di vivibilità: senza la risoluzione delle questioni attinenti alle piccole difformità si rischierebbe, infatti, di bloccare di fatto le operazioni di adeguamento necessarie anche alla stessa attuazione della direttiva sulla prestazione energetica.

 

  1. Utilizzo dello strumento della decretazione d’urgenza: questo mostra come sia importante ed urgentearrivare ad una revisione della disciplina edilizia in un’ottica “organica” e in una visione “integrata” che tenga conto della necessità di superare e modificare tutte le normative obsolete e anacronistiche su cui si regge la complessiva materia edilizia e urbanistica.

Per fare questo occorre scardinare tutti quei meccanismi normativi che impediscono di fatto l’attuazione degli interventi di trasformazione urbana, primo fra tutti il DM 1444/68 sino ad arrivare ad una riforma dei principi su cui si regge la legge urbanistica ferma al 1942 e alla definizione di una legge sulla rigenerazione urbana. Al contempo è necessario riattualizzare il decreto del 1975 sui requisiti igienico-sanitari per garantire che le norme possano adattarsi meglio alle nuove esigenze e all’evoluzione dei contesti abitativi.

 

  1. Fabbisogno abitativo: servono strumenti condivisi per favorire l’accesso alla casa a condizioni sostenibilipolitiche di sostegno dell’abitare integrate con quelle di rinnovo urbano inteso come sostegno alla qualità dell’abitato (non solo riqualificazione degli edifici ma rinnovamento del contesto urbano che comprende l’accessibilità, la mobilità, i servizi e le attrezzature di interesse collettivo).

In questo quadro, il nuovo “Piano casa” deve essere in grado di anticipare tutta una serie di misure che siano di supporto ai Comuni e agli Operatori privati e nello stesso tempo siano di aiuto per la costruzione di quartieri che sappiano modellarsi con la stessa velocità con cui si evolvono le esigenze e i bisogni della società.

 

  1. Cambio della destinazione d’uso nelle politiche urbane: si ritiene che sia da valutare maggiormente la possibilità che le norme agevolative del Decreto siano estese anche ai cambi con opere, in quanto nei processi dei cambi d’uso non è l’intervento edilizio in sé che influisce (le cui possibilità sono espressamente consentite dai piani urbanistici), quanto la relativa funzione e, pertanto, il nuovo uso che si assume all’interno della singola unità immobiliare.

Dato, inoltre, che il Decreto interviene su singole “unità immobiliari” e non su immobili “interi”, sarebbe opportuno consentire sempre il cambio d’uso quando il passaggio avvenga tra categorie omogenee senza alcun tipo di condizione (es. da residenza a studio professionale e viceversa, ecc.). D’altronde già molte leggi regionali hanno previsto queste operazioni classificando le destinazioni d’uso tra loro omogenee e consentendo questi passaggi.

Con riferimento alla possibilità di cambiare la destinazione tra categorie differenti (es. da residenziale a ricettivo, da commerciale a direzionale, ecc.), il Decreto Legge ha sicuramente il pregio di voler aprire ad un principio di indifferenza funzionale per determinate zone urbanistiche (zona A, B e C), ma alcune delle condizioni poste rischiano di fatto di vanificarne il relativo intento.

Anche in questo caso si tratta di norme relative alle “singole unità immobiliari” e, per questo motivo, si ritiene che sia necessario:

  • circoscrivere maggiormente i casi per i quali gli strumenti urbanistici possono prevedere delle “condizioni” a quelle situazioni che possono contrastare con particolari interessi pubblici (es. sicurezza, salute pubblica);
  • eliminare l’obbligo per cui il mutamento sia finalizzato alla forma di utilizzo dell’unità immobiliare “conforme a quella prevalente” nelle altre unità immobiliari presenti nell’immobile.

 

Per il dettaglio delle osservazioni e propose ANCE sulle misure del testo si rinvia al documento allegato, consegnato agli atti della Commissione per la pubblicazione sul sito web.

 



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