L’economia italiana ha chiuso il 2023 con una crescita tendenziale, quella misurata rispetto al trimestre precedente, mentre la dinamica congiunturale, che confronta gli ultimi tre mesi dell’anno con lo stesso periodo del 2022, resta confermata allo 0,2%.
L’ISTAT, nei Conti Economici Trimestrali, diffusi il 5 marzo 2024, aggiorna il calcolo della crescita iniziale acquisita per quest’anno, portandolo allo 0,2%: è la metà rispetto allo stesso dato dello scorso anno, quando un 2022 chiuso al +4% (all’epoca la stima era +3,7%) aveva inaugurato il 2023 a quota +0,4%, ma è il doppio dell’ipotesi contenuta nella stima preliminare, che attribuiva al nuovo anno solo un +0,1%.
Nel finale d’anno, i dati annuali sul PIL e sull’indebitamento delle PA mostravano una crescita complessiva del 2023 dal +0,7% al +0,9%, portando il consuntivo un decimale sopra il ritmo previsto dal Governo a ottobre nella Nota di aggiornamento al DEF.
Il tratto di strada ulteriore maturato dalla produzione italiana negli ultimi tre mesi dello scorso anno è stato percorso grazie alla spinta degli investimenti fissi lordi e della spesa delle Pubbliche Amministrazioni, mentre la domanda nazionale al netto delle scorte ha tirato in senso opposto soprattutto a causa della flessione netta dei consumi delle famiglie; quest’ultima voce ha segnato un -1,4%, dando quindi all’insieme della crescita un contributo negativo di 0,8 punti.
Investimenti e spesa pubblica hanno evitato dunque la replica di quello scenario negativo: per quel che riguarda il primo aspetto, i dati convergono nell’attribuire un ruolo cruciale alla corsa di fine anno del Superbonus.
Nel trimestre, il valore aggiunto delle Costruzioni fa registrare un imponente +4,7%, che porta a +1,1% il dato generale dell’industria (l’industria in senso stretto si ferma invece a +0,1%), mentre i servizi calano dello 0,1% e l’agricoltura prosegue la propria serie negativa con un -0,3%. Forte, ma meno centrale, il peso del mattone anche sull’occupazione, che nel trimestre registra una crescita dello 0,8% nelle ore lavorate (+1,1% nelle costruzioni) e dello 0,6% nelle unità di lavoro, mentre i redditi da lavoro dipendente salgono dello 0,4%.
Dall’edilizia arriva dunque una quota importante del +2,4% fatto segnare dagli investimenti fissi lordi, alimentato dalla costosissima spinta del Superbonus.
FONTE: ISTAT