L’Osservatorio Recovery Plan (sintesi di ricerca) di Fondazione PromoPA e dell’Università di Tor Vergata presenta i primi risultati dell’indagine sulla fiducia delle imprese italiane sul PNRR che evidenzia incertezze sulle ricadute del Piano dopo quasi tre anni dalla sua introduzione.
L’analisi si è concentrata su un campione di 1000 imprese comprendente sia realtà direttamente impegnate nell’attuazione di uno o più progetti sia organizzazioni non interessate dalle misure.
L’indice complessivo di fiducia, che riassume il complesso dei giudizi indagati dalla ricerca, si ferma al 52,2%, segno che la metà delle aziende interpellate nutre forti dubbi sugli sviluppi del Piano e sulla possibilità che il complesso delle misure del PNRR centrino davvero i loro obiettivi sostanziali, dall’innovazione di prodotti e processi all’incremento dell’occupazione di donne e giovani, dall’aumento della competitività del Paese alla riduzione dei costi energetici: su tutte queste voci il “voto” degli imprenditori, in una scala da 0 a 10, si ferma nei dintorni del 4,5-5 per cadere al 3,8 quando si parla dell’impatto sulle bollette.
Se si guarda solo alle aziende che partecipano a gare di lavori, infatti, l’indice di fiducia sale al 53,5% e balza al 67% quando tra i beneficiari di fondi PNRR si guardano solo quelli che hanno investito in formazione, supporto e assistenza al personale interno o esterno. Il credito dato al Piano, insomma, cresce insieme alla conoscenza, suggerendo l’esigenza di colmare in fretta i gap di preparazione che generano dubbi e sfiducia.
Nell’analisi delle criticità connesse alla gestione dei progetti PNRR, rendicontazione e anticipazione finanziaria sono le questioni ritenute più problematiche per le imprese beneficiare di aiuti (che operano direttamente su REGIS e hanno rapporti diretti con i soggetti attuatori.
Questo allarme è alimentato anche da molte Amministrazioni pubbliche, a partire da quelle locali, che dunque si trovano sullo stesso fronte delle imprese. Molti nodi sono infatti comuni: il principale resta la dinamica della liquidità, perché le aziende chiedono ordinariamente anticipazioni del 30%, ma faticano a ottenerle perché a loro volta i Comuni ricevono in genere dai ministeri titolari degli investimenti assegni del 10%, trovandosi spesso nella impossibilità di colmare la differenza per ragioni di cassa.
Sul tema aveva già provato a intervenire la Ragioneria Generale dello Stato con una circolare che però non è bastata ad ampliare strutturalmente l’ammontare degli anticipi, al punto che il Dossier è tornato sul tavolo del Governo in vista del nuovo Decreto Legge PNRR a cui sta lavorando il ministro Raffaele Fitto.
Tra le imprese che partecipano alle gare, è avvertita in modo particolarmente intenso la difficoltà di rispettare le condizionalità imposte dal PNRR e obbligatoriamente riportate in tutti i bandi: si riconosce uno snellimento nelle procedure e un aumento dell’efficienza negli appalti, ma pesano i maggiori vincoli contrattuali per il rispetto dei tempi e dei costi e anche i maggiori controlli da parte del committente-soggetto attuatore.
Proprio i tempi, più in generale, rimangono il vero cruccio della realizzazione del PNRR, confermato direttamente dalle imprese che hanno il compito di portare a termine le opere. Soltanto il 46% dei beneficiari di fondi Recovery dichiara di essere in piena fase realizzativa, mentre la metà non ha affatto iniziato le attività o ha svolto solamente iniziali passaggi istruttori. Non stupisce che appena il 2,7% delle aziende interpellate abbia chiuso almeno un progetto di investimento e che rimanga l’allarme del 40% delle imprese che riconosce espressamente di essere in ritardo.
In allegato le slide illustrate dai relatori intervenuti durante la presentazione dell’Osservatorio, tra cui anche quelle di Romain Bocognani, Vice Direttore Generale di ANCE.