Efficienza energetica: 1,6 milioni di edifici non residenziali ancora lontani dagli obiettivi europei

Secondo i dati ISTAT, gli edifici e i complessi di edifici ad uso non residenziale (uffici, capannoni, locali commerciali, ma anche scuole e carceri) in Italia sono quasi 1,6 milioni e rappresentano circa l’11% del totale.

I loro livelli di efficienza energetica sono ancora lontani dagli obiettivi europei, che prevedono circa il 35% di risparmio nei consumi al 2030: poco meno della metà è ancora nelle classi energetiche peggiori, con una forte incidenza (in negativo) dei capannoni. Pesa l’assenza di una politica di incentivi incisiva come quella attivata per il settore residenziale: il 110%, ad esempio, è precluso a queste tipologie di immobili.

Tra gli edifici non residenziali, quelli utilizzati in ambito produttivo costituiscono la parte prevalente e contano 302.371 unità, seguiti da quelli per uso commerciale (252.424) e per servizi (193.327). Molto meno numerose sono, infine, le costruzioni utilizzate per fini turistico/ricettivi e direzionale/terziario (rispettivamente 64.524 e 62.171 unità).

L’ultimo rapporto sull’efficienza energetica di ENEA dice che gli edifici privati ad esclusivo o prevalente uso ufficio sono 74.358, con il 30% concentrato in dodici province (in testa ci sono Milano, Roma e Torino).

Il 43% di questi edifici a uso ufficio risale all’epoca di costruzione pre-1970 e quasi un ulteriore 10% al decennio 1970-1980. Ci sono, da aggiungere a queste, 662.847 unità immobiliari ad uso ufficio ubicate all’interno di edifici con una destinazione prevalente diversa: corrispondono a una superficie di quasi 73 milioni di metri quadrati.

Quanto agli immobili pubblici, invece, secondo gli ultimi dati del Ministero dell’Economia gli uffici sono circa 51mila, gli edifici scolastici oltre 46mila, 21.752 gli impianti sportivi e 566 le carceri.

I dati dell’ENEA, basati sugli attestati di prestazione energetica, mostrano come il settore non residenziale, rispetto a quello residenziale, sia complessivamente caratterizzato da percentuali più alte di APE certificati nelle classi energetiche migliori (A4-B) e intermedie (C-E). Ad esempio, le classi più efficienti nel residenziale pesano l’8,9% mentre nel non residenziale arrivano all’11,6 per cento.

Nonostante questo, però, le tendenze preoccupano, perché il non residenziale mostra un netto aumento dei casi meno efficienti (classi F-G), passando da circa il 41% del 2019 a quasi il 45% del 2020, confermando un trend che va avanti già da tempo. In generale, comunque, in questo settore si registra una più elevata propensione a intraprendere azioni incisive, indirizzate alla riduzione dei consumi energetici.

Guardando agli uffici, questi si collocano nelle due classi peggiori nel 36% dei casi. Per le attività commerciali questo numero sale al 46% e arriva a poco più del 60% per le attività industriali. Non a caso, in queste ultime due categorie si registrano le percentuali più basse di APE collegati a riqualificazioni energetiche, ristrutturazioni importanti e nuove costruzioni.

Sul fronte pubblico, c’è da guardare al PNRR. Il piano nazionale di ripresa e resilienza si muove all’interno del doppio obiettivo dell’UE, che prevede di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e di ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 55% rispetto allo scenario del 1990 entro il 2030.

Negli edifici pubblici si agirà soprattutto su due fronti. Il primo mira ad intervenire su circa 195 edifici scolastici, per un totale di oltre 410mila metri quadrati, con conseguente beneficio su circa 58mila studenti e una riduzione del consumo di energia finale di almeno il 50%. Accanto a questo ci sarà l’efficientamento degli edifici giudiziari: la misura si pone l’obiettivo di intervenire su 48 edifici entro la metà del 2026. Questi interventi valgono circa 1,2 miliardi.

Ancora, ci sarà il potenziamento del Fondo nazionale efficienza energetica, che sostiene gli interventi realizzati dalle imprese e PA su immobili, impianti e processi produttivi.

Sul fronte privato, uno dei problemi principali è che in molti casi questi edifici non accedono ai bonus, solitamente dedicati al residenziale. Ad esempio, il Superbonus 110% è precluso, salvi casi molto particolari, ad uffici e capannoni industriali che, quindi, per le operazioni di efficientamento energetico devono guardare altrove.

Una strada percorribile è, invece, quella dell’Ecobonus, accessibile per qualunque categoria catastale, compresi tutti gli immobili strumentali all’attività di impresa e professionale. Senza dimenticare il Conto termico, dedicato agli interventi di efficientamento, e il Sismabonus, anch’esso accessibile, nonostante si tratti di un’agevolazione che non ha nessuna relazione con l’efficienza energetica.

 

Fonte: Il Sole 24 Ore



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