Superbonus: dati ENEA e Sostegni Ter

Il Superbonus continua a crescere e a fine gennaio, nonostante il continuo cambiamento delle regole in corso e i ripetuti giri di vite contro le frodi, ha fatto registrare nuovi interventi per 2,1 miliardi. Con un totale di investimenti di riqualificazione energetica e di messa in sicurezza degli edifici che si attesta a 18,3 miliardi di euro.

A guardare i numeri diramati ieri dall’ENEA emerge comunque una frenata rispetto a quanto registrato a fine anno quando, anche grazie all’incertezza sulle proroghe delle agevolazioni, i nuovi investimenti privati ammontavano a 16,2 miliardi con un incremento rispetto a novembre 2021 di 4,3 miliardi. La frenata di gennaio ha riportato l’asticella dei nuovi interventi su condomini e villette a quelli di ottobre (+2,3 miliardi) e di novembre (+2,2 miliardi).

Stessa dinamica si registra anche se si guarda al totale degli interventi conclusi e ammessi alla detrazione del 110%. Si tratta complessivamente di 12,7 miliardi, ossia 1,6 miliardi in più rispetto a dicembre 2021 quando la crescita era scafa di 2,9 miliardi. Crescono anche le asseverazioni dei tecnici abilitati che dalle 95.718 di fine dicembre si attestano al 31 gennaio a 107.588.

Numeri comunque importanti per il Superbonus ma su cui monta sempre più la preoccupazione di imprese, associazioni di categoria e professionisti sul suo reale destino. E questo soprattutto alla luce dell’ultima stretta del Governo con lo stop alla cessione multipla dei crediti d’imposta dei bonus edilizi e la possibilità di una sola cessione a banche e intermediari abilitati.

Ieri al Senato il Movimento 5 Stelle, con il Presidente della Commissione Attività Produttive di Palazzo Madama, Gianni Girotto, hanno raccolto il no secco delle imprese alla nuova stretta sulle cessioni. Il Vicepresidente di Confindustria con delega su credito e fisco, Emanuele Orsini, ha ricordato che il Superbonus vale l’1% del PIL e che senza la cessione dei crediti tanto il 110% quanto tutti gli altri bonus non stanno in piedi. E in linea con Gabriele Buia, Presidente dell’ANCE, ha chiesto la possibilità di reintrodurre la cessione multipla dei crediti d’imposta per le banche e tutti i soggetti autorizzati e vigilati indicati nell’articolo 106 del Testo unico bancario. Non solo. Orsini, così come Federlegno, ha chiesto poi un’analisi puntuale delle frodi che sembrano aver bypassato facilmente anche gli ultimi paletti anti abuso introdotti con il visto di conformità. Troppi, poi, i cambi di regole in corsa: ben 6 nel 2020, su una misura che al contrario richiede programmazione e certezza delle regole. Per Buia, poi, 60 giorni di attesa legati alla conversione del decreto sono insostenibile per il mercato e per questo sollecita un intervento immediato. Anche un decreto correttivo da far entrare in vigore subito, aggiungono a più riprese altre associazioni di categoria del settore edilizio ed energetico.

Per uno dei padri del 110%, l’ex sottosegretario di Palazzo Chigi, Riccardo Fraccaro, per evitare il blocco totale del 110% e del settore occorre intervenire anche sul decreto frodi di fine anno. Con quel decreto, ha ricordato Fraccaro, si è introdotta la possibilità in caso di frodi di procedere al sequestro anche presso l’acquirente. Questo ha bloccato e spinto alla possibile uscita dal mercato dei bonus fiscali CDP e Poste. Per Fraccaro, dunque, la lotta politica deve concentrarsi sia sul divieto alle cessioni multiple del sostegni ter ora all’esame del Senato, sia sul decreto frodi di fine anno e trasfuso nella legge di bilancio.

 

Fonte: Il Sole 24 Ore



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